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Il Gonfalone

Data di pubblicazione:

mercoledì 12 gennaio, 2022

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Ultimo aggiornamento:

mercoledì 12 gennaio, 2022

Nel 1926 il Comune, retto allora dal primo podestà Piero Eusebio, affida a Cav. Avv. Giuseppe Giacchi l’incarico di disegnare lo stemma comunale.

Lo stemma approvato dalla consulta municipale (di nomina prefettizia) che assisteva il podestà (nominato dal governo) era formato da uno scudo ovale sormontato in alto da una corona, sbarrato di bianco con motto Ex gladis fruges; a sinistra era rappresentata una tenda barbarica; in quarta parte era visibile il fascio littorio; a destra spighe su azzurro; attorno una collana segno dell’abbondanza, in basso nastro con scritta Arese.

In nessuno dei documenti visionati viene evidenziato che sopra la tenda da campo, adagiata su un verde prato con a fianco un albero, brillano i raggi di un sole splendente: simboli questi sicuramente ispirati, unitamente alle spighe di grano, all’attività agricola di Arese. Si veda a questo proposito il periodo della coltivazione del gelso e della nascita delle comunità rurali.
Una delle prime cooperative sorte dopo la prima guerra mondiale fu, appunto, una cooperativa agricola: la Cooperativa Agricola Edificatrice costituitasi il 23 ottobre 1919. Nei simboli si raffigura, dunque, il passaggio dalla vita militare a quella agricola. Lo stemma della città di Arese venne ufficialmente riconosciuto con decreto reale nel 1937 e nel 1940 il re Vittorio Emanuele III concedeva al Comune di questa città la facoltà di utilizzare lo stemma comunale.

Rispetto allo stemma disegnato da Giacchi nel 1926, il nuovo aveva subìto alcune modifiche: lo scudo non era più ovale ma rettangolare con il lato inferiore a punta nella parte centrale; non appariva la scritta Ex gladis fruges e in alto nella striscia orizzontale era collocato il fascio littorio; attorno allo scudo era scomparsa la fascia dell’abbondanza. E’ bene riportare parte del decreto reale del 1937 dove meglio sono precisati i tratti significativi dello stemma formato da uno scudo “… tagliato da una sbarra d’argento; al primo campo di cielo alla tenda barbarica posta su una campagna al naturale e accostata a sinistra da un sole raggiante d’oro; al secondo d’azzurro al fascio di spighe di grano legate in basso da un nastro dai colori nazionali; Capo del Littorio di rosso (porpora) al Fascio Littorio d’Oro circondato da due rami di quercia e da alloro annodati dai colori nazionali, ornamento esteriore del Comune”.

Con decreto Luogotenenziale del 16 ottobre 1944, n. 313, si abolì il Capo del Littorio dagli stemmi italiani e così il fascio fu oggetto di ablazione.

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Ultimo aggiornamento

12/01/2022